Le luci del Red Carpet risplendono ancora una volta, annunciando l’arrivo delle stelle agli Oscar 2024, ma com’erano le coppie agli Oscar 2024? È un rituale che si ripete, un’ode al glamour e alla celebrazione del cinema che risale agli anni ’40. Tra le coppie presenti, si notano le icone consolidate nel tempo: mariti e mogli affiancati ai loro partner celebri, o entrambi luminarie nel firmamento dello spettacolo, o ancora un membro della coppia accompagnato da un professionista rispettato del settore e viceversa.
Un esempio emblematico è Christopher Nolan e Emma Thomas, non solo partner creativi di ogni film, ma anche genitori di tre figli, come ha scherzosamente sottolineato Nolan con l’Oscar per la regia di “Oppenheimer”, successivamente condividendo il premio per il Miglior Film. Il ritorno dei “Fab five”, cinque vincitori del passato chiamati a presentare i candidati attori/attrici, ha portato sul Red Carpet anche molte coppie del passato.
Tra queste, non proprio della vecchia Hollywood ma comunque iconiche, Sissy Spacek con il marito Jack Fisk, tre volte vincitore dell’Oscar per la scenografia. E ancora Ted Danson e Mary Steenburgen, Sally Field, e il CEO della Sony accompagnato da Jessica Harper, che è stata la Susy Benner in “Suspiria” di Dario Argento e poi recuperata da Luca Guadagnino per il remake del 2028.
Tra le coppie più giovani, ovviamente, ci sono quelle con almeno uno dei due partner nominato. Margot Robbie con il suo compagno Tom, anche se lei non è riuscita ad entrare nella cinquina per la Migliore Attrice ma è presente come produttrice di “Barbie”. Emily Blunt è accompagnata dal marito John Krasinski, mentre Chris Hemsworth e Elsa Pataky, sposati dal 2010 e genitori di tre figli, sono presenti con la loro taglia di coppia, pronta a esplodere ogni mese.
E poi c’è Bradley Cooper, radiante e felice, accompagnato dalla mamma Gloria nonostante non abbia vinto nulla. La madre è orgogliosa del figlio anche in un momento di mancate vittorie, ma è certa che presto arriverà anche per lui il momento di raccogliere premi. Se è successo a “Il Paziente Inglese”, c’è speranza per tutti.
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